Con questo articolo iniziamo un viaggio nei pensieri dei nuovi colleghi operatori.
Pubblicheremo di volta in volta degli estratti dalle loro tesine di fine percorso per dare a tutti la possibilità di essere arricchiti dalle riflessioni che sono cresciute in loro negli anni di formazione. Inizieremo Con Antonella D, e Claudia C.
Antonella Delendati ( prima da sinistra in piedi nella foto)
…L’apprendimento della Fase 6 è stato invece “illuminante” per me, perché mi ha permesso di capire l’ultima variabile che incide sul trattamento, l’ascolto del campo aurico o emozionale, legato alla problematica fisica. Capisco adesso perché è stata insegnata alla fine del corso: senza il lavoro fatto prima non ne avrei apprezzato l’importanza.
L’ascolto della persona a livello fisico si fa attraverso la fase 4-5; la fase 6 è un ascolto globale di ciò che la persona ci trasmette come sensazioni, emozioni, pensieri. Spesso questo ascolto ci permette di capire prima di trattare se è il caso di farlo oppure no, da dove è più opportuno iniziare il trattamento, e in che zona dobbiamo concentrarci, come dobbiamo concentrarci, come dobbiamo dosare le manovre sia fisiche che energetiche.
…tutti gli aspetti esaminati ci portano a comprendere che la disciplina di Ortho-Bionomy® può contribuire, se correttamente interpretata, a cambiare la prospettiva di vita, provando ad applicare i suoi principi alla vita di tutti i giorni. Non dobbiamo dimenticare che le sue premesse filosofiche sono state poi utilizzate per informare il lavoro sul corpo. Per questo, grazie al suo utilizzo e alla sua conoscenza, risulterà più semplice prestare attenzione a come porsi davanti all’altro, alla sua condizione e ricavarne informazioni utili.
Capire quando è il momento giusto per fare una cosa e quando invece non sarà opportuno forzare gli eventi. Osservare con sufficiente distacco le situazioni, imparare ad assecondare il processo degli avvenimenti, anziché ostinarsi a contrastarli quando ciò è improduttivo. Da questo punto di vista l’Ortho-Bionomy® è la via più semplice per interpretare il fluire della vita. Capiremo che, se è vero che non tutti gli eventi della vita sono piacevoli, è anche vero che tutti sono utili, quindi meritano di essere esplorati e, quando è il momento giusto, lasciarti andare, per continuare a fluire.
Claudia Cagnati ( seconda da destra in piedi nella foto)
…In Ortho-Bionomy® come nelle situazioni della vita, quando si “molla la presa”, smettendo di dire al corpo o alla vita, che sono sbagliati (perché dovrebbero essere diversi da come sono ?) e smettendo di volerli correggere o guarire, accompagnando semplicemente il processo, può accadere il miracolo del cambiamento.
Partecipare realmente all’istante significa arrendersi ad esso, rimanendo testimoni dello svolgersi delle cose anche se il termine svolgersi non è adatto in quanto presuppone un movimento nel tempo, mentre l’istante non va da nessuna parte: è QUI, lo “spazio tra le note”. Una “sospensione” di ciò che definiamo tempo. In tale “sospensione” è possibile OSSERVARE, anche se mi accorgo che osservare è ancora un fare. C’è qualcuno che osserva. Mi risulta difficile continuare a scrivere: realizzo che in tale sospensione del tempo, nell’istante, io sono quell’istante. Nella Presenza io non sto osservando: sono questo istante.
La mia tesi finisce qui dove la comprensione inizia.
Complimenti ad entrambe da parte del Direttivo